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Interventi

NOTA DEL 12/06/2014 DEL COORDINAMENTO NAZIONALE DEI MAGISTRATI DI SORVEGLIANZA RELATIVA ALLA SENTENZA "TORREGGIANI E ALTRI C. ITALIA" EMESSA IN DATA 08/01/2013 DALLA CORTE EUROPEA PER I DIRITTI DELL'UOMO

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LA GIURISPRUDENZA DEL TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA DI VENEZIA NELLA RIVISTA "CRIMEN ET DELICTUM"

Articolo degli Avvocati Vincenzo Lusa e Patrizia Trapella dal titolo: "I pericolosi sociali descritti in ambito criminologico, antropico, giuridico e scientifico anche in relazione alla valutazione comportamentale dei suddetti in base ad un campionamento effettuato presso il Tribunale di Sorveglianza di Venezia". Cliccare relazione di Giovanni Maria Pavarin, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia, e un collegamento con il sito "Persona e danno", che ospita un interessante approfondimento

 
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CONVEGNO "VIGILANDO REDIMERE", CON G.M. PAVARIN (21 AGOSTO 2012)

Martedì 21 agosto, nell'ambito della XXXIII edizione del Meeting di Rimini, si è svolto il convegno "Vigilando redimere – Quale idea di pena nel XXI secolo".
Il presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia, Giovanni Maria Pavarin, è stato uno dei relatori, assieme a Nicola Boscoletto, presidente del Consorzio Rebus; Tomàz de Aquino Resende, Procuratore di giustizia dello Stato di Sao Paulo, in Brasile; Luciano Violante, presidente del Forum riforma dello Stato del Partito Democratico; Paolo Tosoni, presidente della Libera associazione forense.

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IL CONFRONTO CON LE VITTIME COME PARTE DELLA RIPARAZIONE

Un condannato all'ergastolo ottiene la semilibertà. L'ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Venezia che la concede ricorda gli efferati crimini commessi e la loro forte risonanza sociale, rilevando però anche il lungo percorso di mutamento personale compiuto dal detenuto. E, in particolare, la ricerca di un confronto con le vittime di reati simili, seguito e sviluppato secondo la metodologia della "mediazione penale".
La rivista "Diritto penale e processo" (n. 7/2012) riporta l'ordinanza nell'articolo La reintegrazione sociale del condannato tra rieducazione, riparazione ed empatia. L'approfondito e analitico Commento di Grazia Mannozzi sottolinea come ci si trovi di fronte a "una significativa tappa evolutiva" nell'interpretazione delle norme giuridiche, tendente a valorizzare gli stumenti e i metodi della "giustizia riparativa".

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TOSSICODIPENDENZA E MISURE ALTERNATIVE

Condannato tossicodipendente e misura alternativa alla pena: solo la comunità è ‘terapeutica’?
di Alberto Manzoni, in www.personaedanno.it , maggio 2009.
Nel commentare un’ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Venezia, l’autore approfondisce sotto il profilo terapeutico le modalità di applicazione delle misure alterative alla detenzione concesse a persone tossicodipendenti colpevoli di reati.

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L’INFORMAZIONE NELL’AMBITO DELL’ESECUZIONE PENALE

Le notizie sulle pene, sui permessi, sulle misure alternative, sulle liberazioni anticipate, riportate in maniera non corretta o non spiegate chiaramente, rischiano di creare insicurezza e di alimentare la sensazione che “non vi sia giustizia”, sebbene sia bassissima la percentuale dei condannati che commettono reati durante i permessi o le misure alternative.
Dell’informazione giornalistica e televisiva, del ruolo – e della competenza – dei giornalisti, della loro responsabilità come di quella dei magistrati di sorveglianza, chiamati a occuparsi di persone e del loro futuro (mentre i giudici “di cognizione” si occupano di fatti, accaduti nel passato), argomentano Giovanni Maria Pavarin, attuale Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia e Marcello Bortolato, magistrato di sorveglianza di Padova, in un incontro del novembre 2008 con i redattori di Ristretti news, del Centro di documentazione Due Palazzi (www.ristretti.it) .

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MISURE ALTERNATIVE E TRASFORMAZIONE DELLA PERSONA

La rieducazione del condannato come obiettivo ineludibile della pena, la prevalenza dell’obiettivo punitivo in altri sistemi giuridici, la trasformazione della persona durante il periodo di espiazione, la discrezionalità dei magistrati nel concedere le misure alternative, le rigidità previste in caso di reati di particolare gravità o di appartenenza a criminalità organizzata.
Su questi argomenti, che danno il senso e costituiscono il lavoro della magistratura di sorveglianza, la redazione di Ristretti news, del Centro di documentazione Due Palazzi  (www.ristretti.it), ha raccolto nel giugno 2007 un’intervista a Giovanni Tamburino, allora presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia, poi Presidente di quello di Roma e oggi capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria.

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LA RIEDUCAZIONE DEL MILIARDARIO – IL CASO MARZOLLO
di Giovanni Tamburino, in Qualegiustizia n.45-46, maggio-agosto 1978

Se la pena deve tendere alla “rieducazione del condannato” (art. 27 della Costituzione), cosa fare nel caso il condannato sia già educato? Sia persona perfettamente integrata, beneducata, colta, rispettosa di quasi tutte le leggi e in nulla diversa dagli altri cittadini se non per una certa disinvoltura nel maneggio di ingenti cifre di denaro? Come valutare la “partecipazione all’opera rieducativa” richiesta dalla legge per la concessione dei benefici?
Il tema viene trattato prendendo spunto dalla vicenda dell’agente di cambio veneziano Attilio Marzollo, protagonista nel 1971 di un colossale crak finanziario e condannato a otto anni di reclusione per bancarotta, falso, fuga e una trentina di pagine di capi d’imputazione. Giovanni Tamburino, allora magistrato di sorveglianza a Venezia, in un articolo pubblicato su Qualegiustizia, n. 45-46, maggio-agosto 1978 (diretta da Federico Governatori), ricostruisce – documenti alla mano – le richieste di liberazione anticipata, rigettate dal Tribunale di sorveglianza di Venezia e impugnate senza successo dall’interessato in Cassazione. “Il caso fu importante – ricorda oggi Tamburino – perché forse per la prima volta la Cassazione affrontò la tematica dei ‘colletti bianchi’, prendendo una posizione che ancora, a distanza di decenni, appare tutto sommato coraggiosa”. Diversamente, venne più tardi accolto dalla Corte d’Appello di Venezia il ricorso di Marzollo contro il rigetto della concessione di libertà condizionale, poiché aveva concordato il risarcimento ai creditori nella misura del 70 per cento e poiché “non sembra legittimamente sostenibile che un detenuto – solo perché dotato di un certo grado culturale e di una certa educazione – debba godere di un trattamento deteriore di quello riservato a noti rapinatori o sfruttatori di prostitute, ai quali ben di rado si chiede di restituire il provento delle loro azioni criminose per ammetterli al beneficio”.

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  • Padova - Il Palazzo di giustizia
    Padova - Il Palazzo di giustizia
  • Padova - Palazzo della Ragione, antico tribunale cittadino
    Padova - Palazzo della Ragione, antico tribunale cittadino
  • Padova - La pietra del vituperio, misura alternativa del 1231
    Padova - La pietra del vituperio, "misura alternativa" del 1231
  • Venezia - Palazzo Grimani, sede della Corte d'appello
    Venezia - Palazzo Grimani, sede della Corte d'appello
  • Venezia - Palazzo Diedo, già sede del Tribunale di sorveglianza
    Venezia - Palazzo Diedo, già sede del Tribunale di sorveglianza
  • Venezia - Palazzo Diedo - Allegoria della Giustizia
    Venezia - Palazzo Diedo - Allegoria della Giustizia
  • Venezia, Rialto – La Giustizia
    Venezia, Rialto – La Giustizia
  • Verona - Cortile del tribunale
    Verona - Cortile del tribunale
  • Verona - Palazzo della Ragione, tribunale cittadino fino al 1985
    Verona - Palazzo della Ragione, tribunale cittadino fino al 1985
  • Verona - La sede dell'Ufficio di sorveglianza, nella Cittadella della giustizia
    Verona - La sede dell'Ufficio di sorveglianza, nella Cittadella della giustizia

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